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giovedì 2 giugno 2011

Robertino il montepaschino: una grande delusione sentimentale...

  Come era prevedibile, Filippo stava per passare all'azione, per conto di Robertino. Appostatosi all'uscita della scuola, si presentò - con una sfacciataggine degna di pochi eletti -, al cospetto della docente di Educazione fisica, che stava raggiungendo la macchina, posteggiata proprio a fianco della scuola.
L'avesse fatto un altro, quel tipo di gesto, lei l'avrebbe ricacciato indietro; ma chi si trovò davanti, aveva una dote rara, dal punto di vista seduttivo: riuscire mirabilmente a trovare il dosaggio giusto tra romanticismo ed illuminismo, tra passione e ragione. Credibile come uomo passionale, senza scadere nell'eccesso e nel patetico. La giovane donna si lasciò irretire, naturaliter. Filippo - dopo averle detta che l'aveva vista fuori dalla scuola e che non poteva stare senza conoscerla -, vistosi non respinto, e non volendole rubare tempo, azzardò di domandare se avrebbe potuto rivederla, in qualunque luogo. La donna gli dette appuntamento per l'indomani, in un bar vicino a scuola, sorridendogli in modo tanto accattivante, quanto promettente.
La risposta che, invece, fu data a Robertino da Filippo, fu di tutt'altro tenore: l'amico fece anche un pò la vittima, che si era dovuto esporre ad una figuraccia, per causa sua.
"Un giorno, almeno, mi restituirai il favore, vero?", ebbe la sfrontatezza di domandargli, alla fine della mendace relazione sul suo operato con la donna.
Robertino - pur non avendone nessun titolo - si era autoilluso di avere delle possibilità, con la professoressa del figlio: questa stroncatura preventiva, sulla pelle del povero Filippo, lo aveva tramortito.
Torno a casa frastornato, quasi inebetito da cotanta delusione.
La casa, come sempre, non fu un accogliente rifugio, per lui: non era forse per cercare di evadere da lì, che aveva voluto riprovare l'adrenalina della docente?
Caterina era più nervosa del solito, senza neanche avere un alibi ormonale a legittimare la sua incazzatura. "Angiolino vuole che l'aiuti a fare i compiti di geometria e di non so che altro: visto che torni solo adesso, non dire di no!", gli intimò. Come dire di no?
Robertino entrò in bagno: si guardò allo specchio, fece un paio di abluzioni facciali, si asciugò il viso.Avrebbe voluto farsi un prolungato bagno caldo, che lenisse il rammarico, e gli desse il tempo per almeno una prima fase di rielaborazione. A troncare tutte queste riflessioni, arrivò la mano di Angiolino, a bussare sulla porta: "Babbo, babbo, dai, vieni, devo finire i compiti!".
L'amarissima sorpresa era che a Pitagora, si doveva abbinare la ripetizione di una ricerca sul cuore.
"Ma vi ha dato anche Scienze, per domani, la professoressa?", domandò, ingenuamente.
"No babbo: questa ricerca sul cuore che mi devi risentire, me l'ha data da fare la professoressa di Educazione fisica...".
Il mondo sembrò crollargli addosso: ma Robertino - scoprendo un insolito, quasi inedito senso del dovere paterno - portò avanti senza infamia e senza lode il suo compito. Con la lode a superare l'infamia, però, visto il suo stato d'animo.
Dopo un'oretta, Caterina - con il consueto timbro di voce da marinaio sordo - chiamò a raccolta a famigliola per la cena. Infiorettava tutto il cibo in tavola, la moglie, ma Robertino aveva ben capito che lei, in realtà, aveva preso tutto in rosticceria: avrebbe potuto litigare, per questo, ma non ne aveva voglia. Mangiò poco, oltre che male, senza neanche godersi quel quid di appetitoso che la roba di gastronomia - anche la peggiore - di solito ha. Angiolino - mai pago di condividere il suo tempo con il padre - gli chiese di guardare la televisione insieme, che c'era Superquark, il suo programma preferito. Almeno a questo, Robertino oppose un veemente rifiuto, che gli valse un'occhiataccia muliebre.
"Ah, se potessi dire tutto quello che mi passa per la testa in questo momento", sussurrò Caterina, digrignando i denti.
Robertino si alzò dal tavolo, diede un bacio ai figli, alzò la mano per salutare la moglie, e decise di ritirarsi nel suo "studio": un luogo piccolo ed angusto, ma in cui  potere liberare la mente: per ricordare quello che il lui di prima era stato un quarto di secolo prima, e quello che avrebbe voluto essere...

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