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sabato 29 giugno 2013

Il Palio ereticale, più buono e più cattivo...



  Il grande, poliedrico, irriverente Mino Maccari era un senese atipico. Nonostante un rapporto certo non lineare e tantomeno idilliaco con la sua città, negli anni Settanta la sua Contrada, la Torre, organizzò, per l'ormai anziano fondatore della corrente culturale Strapaese (filofascista prima, frondista in seguito: di fatto, anarcoide) un evento, con tanto di pranzo. Mino Maccari - lo ricorda Paolo Cesarini - ne fu entusiasta, e si lanciò in un'esaltazione "strapaesana" della Festa. Eravamo negli anni Settanta, quindi: preistoria, dunque, rispetto al Palio 2.0 dei telefonini, di Internet (dei blogghe...), del neodivismo dei fantini, della sovraesposizione dei quadrupedi e dei trombettieri del Potere in salsa dirigenziale (il 90% dei dirigenti di tutte le Contrade) e via discorrendo.

 Da par ereticale, come già più volte auspicato, si vorrebbe semplicemente un ritorno al Palio degli sgarrupati anni Settanta e Ottanta: forse solo perché sono gli anni vissuti più intensamente dallo scrivente, in tal senso; forse, però, non solo per quello.
Un Palio più buono, e più cattivo ad un tempo.
Più buono: più capace di coinvolgere tutti, a prescindere dal portafoglio (e magari di tenere fuori i furboni, anche se munifici); più solidale, perché le potenzialità della comunità-Contrada, in tal senso, sono straordinarie, e sfruttate solo in minima, irrisoria parte.
 Con più spazio per gli anziani, che hanno tanto da dire e da raccontare, con più o meno enfasi: spesso (non sempre, fortunatamente), però, senza trovare nessuno che li ascolti. Ovvero sempre i soliti, che già in larga parte sanno.

 Più cattivo, al tempo stesso: siamo in un Palio con 9 Contrade rivali (guai a dire "nemiche", non è politicamente corretto), tutto è iperregolamentato a dismisura. Vi dicono, a partire dall'assegnazione, dove stare, come stare, come guardare. Guai a cantare arie eversive tipo "La corrente elettrica": può capitare di fare sanzionare la propria Contrada (già successo, già successo!).
 Insomma: buoni, fermi ed intonare solo cose politicamente corrette e tollerate. E tutto il marcio che c'è, sotto il tappetto: ci sono i giornalisti foresti, l'Italia ci guarda (senza darsi troppa importanza, eh...).
 Violenza? Non sia mai. Mai albergato, nelle cose paliesche. Cose volgari, triviali, da calcio storico fiorentino. Noi tutti ordinati, meglio la giacca e la cravatta. E barba ben fatta. Davanti alla Bbc, meglio sorridere, darsi gran pacche sulla spalle e salutare in lingua (chi può).
 E se un fantino fa un Palio di m...a? Quando torna in Contrada, mandiamo subito i cittini a chiedergli l'autografo, mi raccomando. Che nessuno alzi la voce (figuriamoci le mani), sennò magari non ci monta più da noi.
 Poi attenzione, che arrivano i pezzi grossi del Monte ad omaggiare (cioè ad essere omaggiati), bisogna fare trovare il rinfresco, tutto per benino: arriva il Mussari (ah no, questo era fino a 2 anni fa), mi raccomando.

 Sarebbe contento lo strapaesano Mino Maccari, di questo Palio? Nessuno lo potrà mai sapere, ma osiamo pensare di no. Noi, nemmeno. Ma va bene lo stesso, ci mancherebbe...

Ps Domani, domenica 30 giugno, l'amico Luciano Sardone incontra l'eretico (Siena Tv, 13,30; poi in replica in serata). La puntata è registrata una ventina di giorni fa.
 Luciano mi ha fatto cucinare (si fa per dire), a favore di telecamera. Mi ha detto che gli altri due personaggi di luglio sono Emilio Giannelli e Giuliano Ghiselli.
 Autopromovendomi, credo che non sarà una pagina memorabile di storia televisiva: ma parecchio, parecchio meglio di ciò che ci sarà in contemporanea su Canale tre!

venerdì 28 giugno 2013

Lo sciopero dei bloggers


    Abbiamo assistito, negli ultimi mesi, ad attacchi  e speculazioni vergognose al solo fine di delegittimare l'opera di libera informazione dei bloggers.
Non si è esitato a cercare di strumentalizzare eventi tragici, che meritavano e meritano rispetto, pur di conservare le proprie posizioni di potere ed il ruolo di unici divulgatori dell'accomodante verità divulgata dal Potere.

  La Magistratura ha fatto un lavoro encomiabile, ma da parte di una certa stampa, sia nazionale che locale, si tende a minimizzarne i risultati per attutire l'impatto politico e sociale della verità sul modo con cui è stata gestita la città in generale, e la sua fonte di reddito principale (Mps) in particolare.
Il tentativo di intimidazione si è volto anche ad utilizzare gli strumenti legali: l'azione penale è obbligatoria, ma non si può fare a meno di distinguere fra ipotesi di reato ed ipotesi di reato, fra cause ed effetti, fra miliardi di euro volatilizzati e presunti reati d'opinione.

 La cattiva coscienza di molti e le responsabilità di un'intera classe dirigente (sia politica che finanziaria), unita alla quasi totale assenza di informazione, ha permesso di nascondere comportamenti che hanno inquinato la società senese.
Oggi si tenta l'ennesima grande mistificazione, cercando di stravolgere la realtà trasformando i colpevoli in vittime.
Se a Siena, piaccia o meno la cosa, si è avuto modo di conoscere fatti e circostanze di grande importanza per la comunità senese tutta, ciò si deve ai bloggers senesi.

 Per questo motivo è indetta per oggi un'astensione per una giornata di tutti i bloggers che hanno criticato il Potere, a tutela della libertà e verità dell'informazione.


L'eretico (Raffaele Ascheri)

Il Santo (Federico Muzzi)

Bastardo senza gloria (Carlo Regina)

Il senso della misura (Giovanni Grasso)

Chiunque voglia aggiungere la sua firma, è ben accetto

giovedì 27 giugno 2013

Tegolino for President, ed una tegola per Valentini...


    Primo Consiglio comunale, questa mattina, dell'era Valentini; e primo Consiglio dopo più di un anno di sospensione dello stesso, a causa del Commissariamento della Giunta capitanata da Franchino il Ceccuzzi ( a proposito, Paolone Del Mese da Pontecagnano Faiano pare tornato in libertà: facciamolo invitare per il Palio come ai bei tempi, mi raccomando!).
 Da un certo punto di vista, e per quanto la cosa sia tutta in salita, speriamo che duri, questa Giunta Valentini: fra Consiglio e appunto Giunta c'è da scrivere così tanto (non solo in negativo, ci mancherebbe), che almeno qualche mese sarebbe bene durasse.

Il primo intoppo - colpo di scena, per chi non segua la politica senesota - arriva dall'intervento di Eugenio Neri, arrivato ad un mezzo soffio dalla vittoria al ballottaggio. Il quale prende la parola per riferire di un esposto, presentato dalla radicale Giulia Simi, in cui viene messa in dubbio la liceità dell'elezione di Valentini alla carica di Sindaco di Siena.
 La questione - già affrontata in campagna elettorale - è quella delle non dimissioni da Sindaco di Monteriggioni, prima di candidarsi a Sindaco della città confinante, da parte del neosindaco: un escamotage - effettuato tramite una partecipata ad hoc, controllata al 100% dal Comune di Monteriggioni - certo non degno della politica di rinnovamento e di trasparenza del brand valentiniano.
  Bene ha fatto Laura Vigni a rilevare che questa furbatina delle non dimissioni, per evitare il commissariamento del Comune lasciato, ha sì "illustri" precedenti (Ceccobao a Chiusi, per esempio): con la non piccola differenza, però, che lì si lasciava un Comune per andare a fare l'Assessore regionale (ai trasporti), mentre qui si passa da una poltrona di Sindaco all'altra, tra l'altro di Comuni contermini.
 Con un'aggiunta, non da poco: chi comanda oggi a Monteriggioni? Il vicesindaco e la Giunta, cioè persone tutte nominate dal Valentini stesso, e mai votate da alcun cittadino di Monteriggioni. Se c'è un contrasto fra Siena e l'ex Comune di Valentini, che succede? Valentini, Sindaco di Siena, contro i nominati da Valentini a Monteriggioni? Sai che arma bianca.  Come sempre, il conflitto di interesse permea la terra più berlusconizzata d'Italia (come detto da Maurone Aurigi, al suo esordio in Consiglio, con papillon d'ordinanza): talmente berlusconiana dentro, questa terra, da non avere neanche bisogno della presenza dell'anziano satiro in zona.
Una gran bella tegola per Bruno Rodolfo Valentini, dunque: su cui bisognerebbe che lui qualche cosa dicesse. Sull'aspetto della tanto sbandierata etica politica, per esempio: perché non siano solo slogan da primarie, ma concreta e quotidiana azione di governo.

   Una buona notizia, almeno, c'è: Tegolino, alias Mario Ronchi, è stato eletto, quasi all'unanimità, Presidente del Consiglio comunale (vicepresidente, il pidiellino Pietro Staderini): con il materiale umano e politico che la maggioranza poteva offrire, una buona scelta (basti pensare agli altri pretendenti: la Persi, la Petti, Polifemo Marzucchi, che peraltro non si capisce da che parte stia...). Un minimo di esperienza il Tegolino ce l'ha (era in Commissione Affari generali nella Giunta Ceccuzzi), ed è persona seria: un po' ceccuzziana ed un po' baciapilesca, quindi un po' Diavolo ed acquasanta, questo sì. La dizione, certo, non è il suo forte.
 Ma il Tegolino è anche persona impegnata (molto, e da tempi non sospetti) nel sano e fattivo volontariato cattolico, il che depone a suo favore.
Essendo stato compagno di Liceo dello scrivente, ci sono anche tante gustose storielle da raccontare, in amicizia. A presto, dunque, per una "Tegoleide" che farà senz'altro appassionare i lettori (?).

Ps Per piacere qualcuno fermi il sellatissimo Pasqualito D'Onofrio. Noi che gli vogliamo bene, lo dobbiamo fare; di più: abbiamo l'imperativo morale di farlo.
 Anche stamattina, ha preso la parola (per non dire praticamente niente), ma argomentando con un pathos non consono ad un Consiglio comunale di provincia. Qualcuno gli dica che davanti a sé ha il Cortonesi o Polifemo Marzucchi, non Clistene o Pericle.

mercoledì 26 giugno 2013

Processo Ruby: record mondiale di false testimonianze?



   Lunedì è arrivata la tanto attesa sentenza di primo grado del Processo-Ruby: Silvio Berlusconi - come tutti sanno - è stato condannato ad una pena durissima, 7 anni, andando addirittura oltre la richiesta, già pesantissima, della Procura della Repubblica milanese.
 Su questo aspetto, sia consentito dire a chi non ha bisogno di dare dimostrazione di antiberlusconismo che i 7 anni sembrano davvero eccessivi, per il disvalore dei fatti: si può uccidere, in Italia, ed essere condannati molto più blandamente (inutile fare esempi eclatanti: ci sta già pensando la stampa berlusconiana).
 C'è, su questo aspetto processuale, da aggiungere un secondo elemento: la straordinaria rapidità del Processo stesso. In circa 2 anni, 50 udienze: probabilmente un record, per la lentissima Giustizia italiana. Direi senza il probabilmente...

 L'aspetto però più stimolante, per chi scrive almeno, è piuttosto un altro: le tre Giudici del collegio (Orsola De Cristofaro, Carmen D'Elia e Giulia Turri, colei che ha letto materialmente la storica condanna) sono andate ben oltre la condanna tout court dell'ex Premier, arrivando a trasmettere ben 32 testimonianze (32!) in Procura.
 Tra questi 32 testi difensivi, anche due senesi: Elisa Toti (di cui questo blog si occupò illo tempore), nonché quella Simonetta Losi, pidiellina del Consiglio comunale di Sarteano e moglie del pianista delle "cene eleganti" Danilo Mariani (musico di corte insieme al più famoso Mariano Apicella).
 Per chi non fosse pratico di cronaca giudiziaria, questa trasmissione delle 32 testimonianze significa molto semplicemente che questi 32 testi rischiano di diventare imputati di un nuovo Processo, per falsa testimonianza. Sarebbe il Ruby-ter, essendo il Ruby-bis già in atto (sentenza a luglio), per il dispiacere di Lele Mora, Emilio Fede e dell'ideologa del Bunga Bunga, l'igienista dentale Nicole Minetti.
 Questo, a dirla davvero tutta, è l'aspetto più grave e sconcertante del Processo appena terminato, insieme all'abuso di potere legato alla ormai celebre telefonata berlusconiana da Parigi.
C'è da chiedersi, almeno davanti all'opinione pubblica, come sarebbe uscito il Silvio nazionale se avesse ammesso da subito, di fronte alla montagna (non un Monte Amiata, un Everest...) di prove e di indizi plurimi e convergenti, di essersi fatto - per così dire - prendere la mano, di avere esagerato, in fin dei conti senza violentare nessuno. Di certo, Berlusconi avrebbe risparmiato tanti dindini (non che abbia problemi al riguardo), e non pochi avrebbero apprezzato almeno la sua sincerità.
 La scelta invece è stata quella tipica dell'uomo di Potere: cercare di nascondere, di occultare il tutto, servendosi - sentenza alla mano - di una autentica schiera di amici, cantanti, politici, poliziotti, olgettine e financo di un maggiordomo (poteva mancare?),  per creare una impressionante sequela di dichiarazioni inverosimili (e smentite da ogni tipo di emergenza probatoria, intercettazioni in primo luogo).
 Per arrivare all'atto finale, con  - si crede - il record nazionale, forse mondiale, di testi sotto (potenziale) Processo per falsa testimonianza.
Il Duce passò alla Storia anche per le sue frasi di sapore guerriero ("Spezzeremo le reni alla Grecia", fra le tante); il Silvio nazionale per quelle sulle "serate eleganti": la più degna di nota delle quali, ad imperitura memoria, parmi essere il "non ho mai pagato una donna"...

Ps Ah, dimenticavo: anche a Sienina c'è stato un Processo, conclusosi a luglio del 2011, in cui l'imputato ha fatto sfilare una sfilza di testi difensivi tutti salariati dalla sua stessa istituzione (ed in quel caso ci siamo fermati ad un solo teste rinviato a giudizio, dopo la conclusione del Processo, per falsa testimonianza).
Ah, dimenticavo di nuovo: in quel caso, a differenza che a Milano, l'imputato è stato assolto con formula piena. Qualcuno, forse, avrà capito di chi si sta parlando...   

lunedì 24 giugno 2013

Nefrologia senese: soldi per i costruttori, non per gli infermieri (e Valentini?)


  Come non riprendere in mano lo scoop ereticale sulla costruenda nefrologia delle Scotte (magari ci potrebbe stare anche una terza puntata, perchè no...)? A maggior ragione visto l'assordante silenzio della stampa cittadina, che disloca i suoi effettivi solo ove i cavalli fanno il tondino e menti illuminate (umane) discettano di strategia paliesca.

   L'eretico era stato richiesto a proposito dei componenti della Commissione che aveva accettato il faraonico progetto da circa 7 milioni di euro. Eccoli qua:
Presidente, il dottor Riccardo Randisi, Direttore Unità operativa acquisizioni beni e servizi Estav, con la vice dottoressa Marta Bravi; dopodichè troviamo anche il primario della stessa struttura, il professor Guido Garosi, nonchè il dottor Fabio Crocchini, Dirigente Unità operativa complessa Nuove opere dell'Azienda ospedaliera universitaria senese.
 Lo stesso che ha firmato la fresca determina 520 (5 giugno 2013), per liquidare la ditta Febo Picciolini (ed anche, con compensi minori, la Boni e Scarpelli e Ar.co.). Per liquidare la seconda rata, ad essere più precisi. Perchè in questo caso l'Azienda ospedaliera è di una efficienza, nei pagamenti, da competizione. Bene così, sia chiaro. 350.478,62 euro, Iva compresa, pro Picciolini.
Speriamo che almeno così si riesca a fare ripartire quest'opera faraonica che, con una accorta opera di maquillage, sarebbe potuta costare dieci volte meno (ebbene sì: e forse siamo stati sin troppo generosi...). Da cambiare, infatti, c'era sicuramente l'impianto di osmosi inversa, quello per pulire l'acqua destinata ai dializzati (costo sui 250mila euro, a largheggiare); più qualche lavoretto di ristrutturazione (esageriamo? Mettiamo altri 500mila euro).
 Come mai da circa 7-800mila euroni siamo passati a 7 milioni? Qualcuno, prima o poi, lo dovrà pur spiegare, no?

  Il neosindaco Rodolfo Bruno Valentini dice di avere a cuore tutti i cittadini, specie quelli più in difficoltà. Ora lo vediamo tutto galvanizzato dal successo e preso dai cavalli del Ceppo, piuttosto.
Visto che l'ospedale sa bene dove si trovi - si pensi le sue passeggiate preelettorali -, potrebbe interessarsi a questo potenziale scempio di danaro pubblico. Quantomeno dare un segnale.
 Anche perchè la situazione è davvero difficile: per pagare Picciolini e gli altri, piovono soldi come fossero noccioline (tutto corretto, si capisce); il problema è che poi gli infermieri del reparto di nefrologia sono sotto organico (di almeno 5 elementi), ed ora ci si mettono anche le benedette-maledette ferie, a peggiorare le cose. La qualità del servizio - non ci vuole molto a capirlo - ne risentirà (ne sta già risentendo), anche in modo pesante.
 A Siena, conta più la cura di un cavallo da Palio o quella di un paziente dializzato? Il dibattito è aperto, e la risposta - credetemi - tutt'altro che scontata...

Ps1 Il Ministro Idem (che delusione, che delusione!) si è finalmente dimessa: più che l'illecito, resterà memorabile la sua penosa conferenza stampa autoassolutoria.
 Unico pezzo grosso (più o meno) del Pd a chiederne pubblicamente le dimissioni, prima che le desse? Il compagno Enrico Rossi, il gran moralizzatore della politica. Incidentalmente sotto inchiesta a Massa, e per reati infinitamente più gravi di quelli contestati alla canoista.

Ps2 I ragazzi del sito "Il Parere" hanno messo on line una intervista che mi hanno fatto giusto stamattina.  Una riflessione sulla Siena attuale, spero stimolante.  

domenica 23 giugno 2013

La domenica del villaggio: l'incredibile caso Palatucci


  Più vengono analizzati i documenti, più la vicenda, personale e storica, del Commissario di Ps Giovanni Palatucci si ribalta, in una maniera che ha francamente dell'incredibile: per tabulas, emerge che, ben lungi dall'avere aiutato migliaia e migliaia di ebrei a Fiume, il funzionario, originario di Avellino, finì a Dachau perchè aveva tradito i tedeschi (lui, aderente alla Rsi), brigando con gli inglesi, cui aveva passato informazioni logistiche importantissime attinenti a Fiume.

  Come si è creato il mito di Giovanni Palatucci, negli anni pluripremiato, fino all'inserimento fra i "Giusti tra le Nazioni" (1990)? Grazie all'interessamento del padre e, soprattutto, dello zio, il Vescovo Giuseppe Maria Palatucci; entrambi desiderosi, tra il 1952 ed il 1953, di nobilitare la sua figura per ovvie ragioni di prestigio familiare, oltre che per fare ottenere ai familiari una congrua pensione (come poi effettivamente avvenne).
 La questione Palatucci si fa vieppiù imbarazzante, giacchè il Vaticano lo ha già reso beato (9 ottobre 2002), ed è in corso il processo di canonizzazione: oltre Tevere, adesso si dice di aspettare, cercando di guadagnare tempo quantomai prezioso (ma settori del mondo cattolico sono schieratissimi pro-Palatucci, contro ogni evidenza documentale).

  Non solo non ha aiutato gli ebrei: Giovanni Palatucci risulta, dalla documentazione analizzata da storici di provata attendibilità (Michele Sarfatti, primus inter pares) uno zelantissimo esecutore antiebraico, nel suo delicatissimo ruolo di Responsabile dell'applicazione delle Leggi razziali fasciste in quel di Fiume.
Da vittima (dei nazisti) a carnefice (degli ebrei), dunque.

 Una così clamorosa falsità storica, prolungatasi per una sessantina d'anni, cosa ha dietro? Questo è ciò che dobbiamo chiederci, a questo punto.
 Alexander Stille, giornalista e storico, ha individuato sul New York Times, tre buone motivazioni, a tal proposito:
1) il desiderio cattolico di allontanare il focus dalle responsabilità addossate a Pio XII con la questione del silenzio sulla Shoah: un eroe, italiano e soprattutto cattolico, nipote di Vescovo, poteva evidentemente aiutare;

2) l'Italia dei primi anni Cinquanta (e non solo, purtroppo) ha sempre avuto una grande voglia, una necessità insopprimibile di autoassoluzione: una figura come quella del Palatucci (morto a Dachau a 37 anni) poteva essere assolutamente funzionale, in tal senso;

3) molto legata al punto 2, l'esigenza - tutta italiana, appunto - di pacificazione (di larghe intese ante litteram?). Palatucci era un italiano, ma anche un fascista di provatissima fede, aderente alla Repubblica sociale senza indugi: presentarlo al pubblico come un salvatore di ebrei non era forse uno straordinario biglietto da visita per avvicinare la tanto agognata (ed autoassolutoria) pacificazione nazionale, ben vista da tutti, Togliatti incluso?

 Si dice comunemente che in guerra la prima vittima è la Verità: anche nel dopoguerra, purtroppo...    

sabato 22 giugno 2013

Notte bianca, giornate nere...



    Diciamolo subito: globalmente parlando, per quella che è stata l'esperienza di un semplice fruitore, la Notte bianca di ieri è stata di certo un successo. La si organizza per mobilitare gente, e gente ce n'era tantissima, forse più di quanta gli stessi organizzatori pensassero alla vigilia (quanto abbia comprato, non è dato sapere); l'adesione degli esercenti è stata altissima, a passare per le vie interessate; il gradimento generale c'è stato, e non è certo questo il momento di sottilizzare su certe piccolezze che non alterano il significato, positivo appunto, dell'evento.

  Siena ha abbandonato i Gianni Morandi e le Laure Pausini, per puntare - musicalmente parlando - su gruppi locali: basta grandeur fine a se stessa, spazio ai giovani (e non solo) che possono infarcire il loro Curriculum vitae con serate come queste. Quando i soliti quattro gatti lo dicevano o scrivevano, che questa era la via da seguire, erano considerati degli iettatori o dei menagrami incalliti.
 Cosa curiosa: gli stessi che per anni hanno inneggiato al Sistema Siena, i medesimi che esaltavano i Morandi e le Pausini, oggi enfatizzano, oltre ogni decoro, la sobria ed autoctona Notte bianca. Curioso, no? Sono subito passati, senza soluzione di continuità, dall'esaltazione dello sfarzo targato Casta (Mussàri in primis, munifico mecenate con soldi non suoi), alla neosobrietà da fine vacche grasse. Che fenomeni...
 Ecco quindi che tocca sorbirci un pezzo di Gaia Tancredi sul Corrsiena, in cui, con accenti liricheggianti, si associa la serata ad una presunta (?) rinascita della città (magari, magari...).
La giornalista d'inchiesta del Corrsiena scrive di una città che sfugge "ai fumi delle vecchie macerie" (provocate da coloro che sono sempre stati esaltati dal Corrsiena, Ndr); poi, ispiratissima, parla di "tanta gente, tornata a vivere le lastre con un rinnovato entusiasmo, quello tipico del senese che, stanco di essere schiacciato e messo in un angolo, ritrova l'orgoglio di appartenenza...".
 Capito il senso recondito del messaggio? La Notte bianca serve per cancellare il passato, le bancarelle acchiappaclienti in tempo di crisi sconfiggono i menagrami blogghers ed i giornalisti foresti.
 Se ne organizzano un'altra, di queste serate, vuoi vedere che tornano indietro i dindini dell'Antonveneta? Se se ne fa una di mezza estate, poi, ci sta che il buco dell'Università si azzeri, immantinente.

  Concludendo: prendiamola per quella che è stata, né più, né meno, questa Notte bianca.
 Una bella occasione per uscire la notte del solstizio estivo; per trovare qualche vecchio amico che non si vedeva da tanto tempo; per entrare in negozi in cui, in contesto diurno, non c'è magari tempo e modo di entrare.
 Ricordando una cosa, della quale gli organizzatori dell'evento sono certo pienamente consapevoli: che se c'è bisogno (eccome se ce n'è!) della Notte bianca, è perchè i giorni sono neri, e parecchio.

Ps Premio al gruppo più chic e fashion della serata? Di gran lunga il "Curia on the beach", capitanato ovviamente da monsignor Acampa Giuseppe, in rigorosi abiti ultrafashion.
 Eh sì, l'eretico sente una gran voglia di un salutare ritorno alle origini del blog: cara Curia senesota, non ti abbiamo certo dimenticato! 

venerdì 21 giugno 2013

Giunta Valentini: il trionfo della Restaurazione


   E così, la Giunta Valentini è alfine arrivata in porto. Nata il 20 giugno, all'inizio dell'estate, c'è da chiedersi se reggerà fino all'autunno, se cioè i "magnifici" (sic) otto arriveranno a mangiare il pan co' santi o meno.
 Il dato politico più evidente è la rottura di Valentini con l'ala di Albertone Monaci: nessun monaciano dentro, tantomeno quell'Alessandro Pinciani che, fino a qualche giorno fa, era stato dato come vicesindaco in pectore. La cosa, in effetti, ha piuttosto del clamoroso. Si potrebbe eliminare il "piuttosto" d'ordinanza, se Pinciani, o chi per lui, restasse fuori anche dalle nomine fondarole.
Ha fatto bene i suoi calcoli, Rodolfo Bruno Valentini?
Su questa strada, comunque, il neosindaco va applaudito (salvo appunto ripensamenti di luglio), ed anche ulteriormente incoraggiato.
 
  Quanto al fatto, invece, di presentare la sua Giunta come una compagine almeno parzialmente non allineata con il Pd o satelliti, questo proprio no, ed una persona intelligente e preparata come il neovicesindaco, Fulvio Mancuso, lo dovrebbe suggerire al Valentini, forse fattosi prendere la manina dall'emozione del momento.
 Degli otto (5 maschietti e 3 femminucce), non ce n'è mezzo che provenga dalla società civile, intendendosi per questa la parte della società non appartenente al Pd o alle sue ramificatissime gemmazioni.
 Il professor  Fulvio Mancuso ha al suo attivo la presenza nel Cda di Mps leasing; la Tarquini è targata Sel, a Siena sistematicamente portatore d'acqua al Pd, come tante volte scritto; il professor Maggi, addirittura, era una delle candidature ceccuzziane uscite dal cilindro piddino nel marzo pazzerello che ci siamo lasciati alle spalle; Leonardo Tafani significa i Riformisti, formazione ormai crepuscolare, comunque fedelissima di Valentini (ma almeno il Tafani è persona di sport); Sonia Pallai non ha mai fatto un passo fuori da Confesercenti, il che già la dice lunghissima (non a caso, è la Sharon Stone piddina, no?); Anna Ferretti rappresenta, da par suo, l'assoluta continuità (anche a livello di conflitto di interesse, pur essendo persona onesta) con la Giunta di Franchino il Ceccuzzi;  Paolino Mazzini è un renziano-valentiniano che ha, fra le altre, la colpa, incancellabile, di essere stato in Deputazione della Fondazione Mps al momento del secondo aumento di capitale (2011), quello affossa-Fondazione: vi sembra poco?
 Molto meno noto è questo Mauro Balani, presentato come manager indipendente: il quale Balani, però, venendo dalle fila di Etruria (cooperativa toscana di distribuzione alimentare), tutto è fuorchè non targato Pd o Sistema Siena. Per gli smemorati, si vuole ricordare che il futuro affossatore di Mps, tal Mussàri Giuseppe, ad inizio carriera era stato consulente proprio di Etruria.

  Non ce n'è mezzo, dunque, che non venga dall'orbita piddina, che non sia stato beneficiato, più o meno lautamente, da quel Sistema Siena che ormai ha dato i suoi frutti.
Ad ogni buon conto, l'eretico augura ogni bene alla nuova Giunta, che comunque parte con un vantaggio fenomenale: peggio delle ultime, non è possibile fare, neanche impegnandosi h24.
 D'altro canto, le urne questo hanno sentenziato: nonostante tutto ciò che è accaduto, non è tempo di autentica società civile, non è tempo di uomini (e donne) effettivamente nuovi, non è tempo di persone sganciate dai partiti (dal partito, per meglio dire).
 La Restaurazione in salsa senese è dunque servita: il Risorgimento deve ancora attendere. Se mai ci sarà...

Ps Durante l'estate, questo blog si occuperà dei singoli neoassessori, o almeno dei più stimolanti fra gli otto. Che si fa, si parte dal gentil sesso o dai maschietti? Si accettano consigli, come sempre.

mercoledì 19 giugno 2013

Mercoledì scolastico: i "Pilati dello scrutinio"


     Oggi giorno di prova scritta di Italiano per la Maturità, e già fioccano le polemiche: strano, eh? Ma non è di questo che si vuole scrivere, quanto di altro, che esula dalla Maturità in senso stretto.
Quest'oggi si vuole parlare dei "Pilati da scrutinio": quei colleghi - spesso validi o validissimi, in classe - i quali, arrivati al fatal momento dello scrutinio, o per un verso o per l'altro, sono favorevoli alla promozione di tutti. Compresi dei meno meritevoli; inclusi i ragazzi che davvero non hanno fatto praticamente niente all year long. Per il quieto vivere, NON BOCCIARE è molto più agevole che BOCCIARE: nessun genitore a protestare, statene ben certi; nessun ricorso da affrontare, in piena estate; nessun registro da offrire in pasto a nessuno.  Che se la vedano i colleghi delle superiori o, come nel caso di specie, quelli dell'anno successivo.
"No Martini, no party": ricordate? "No bocciatura, parti tranquillo (per le agognate vacanze)", potremmo parafrasare, arditamente ma neanche troppo.

   La cosa non era certo nuova o inedita, per l'eretico; quest'anno, però, siamo stati davanti ad una situazione spiacevole assai: nella classe di cui lo scrivente era il coordinatore (una seconda media), ben sette (!) sono risultati, alla fine, i bocciati. Record della scuola, credo con pochi pari a livello di secondaria inferiore (fino a prova contraria, ovviamente).
Siamo stati delle belve, assetate del giovane sangue dei ragazzini, forse?
Non direi, se pensiamo che, fra i sette, il messo "meglio" aveva 4 materie non sufficienti; figuriamoci gli altri, quindi. Teniamo presente che, sempre dei sette, due (stranieri) erano arrivati in corso d'anno scolastico (uno, a gennaio inoltrato, dalla Colombia, poco conoscendo l'italiano, al momento dell'arrivo in Italia).
Ma il fatto, eclatante, delle tantissime bocciature resta, eccome.
Molto semplicemente, se i colleghi con più voti a disposizione dello scorso anno (Lettere, con tre - Italiano, Storia e Geografia -, e Matematica, con 2 - Matematica e Scienze) avessero iniziato a selezionare in prima, bocciando almeno 3 ragazzi, questa strage scolastica non ci sarebbe certo stata, visto che ci saremmo fermati ad un numero diciamo fisiologico di alunni fermati.

 I docenti di Lettere e Matematica dello scorso anno, invece, hanno valutato diversamente, e i nuovi hanno fatto ciò che, a parere di chi scrive, andava anticipato un anno fa, almeno in modo parziale.
Ma fare i "Pilati da scrutinio" è senz'altro più gratificante e meno oneroso, statene ben tranquilli: e lo stipendio, in fin dei conti, resta sempre il medesimo...  

martedì 18 giugno 2013

Vacanze senesi: Brenna beach!


  Dopo tanta scuola e politica, finalmente parliamo di vacanze: in attesa di "impegni" ben più gravosi, l'eretico inaugura oggi una rubrica ("Vacanze senesi") che ci accompagnerà tutta l'estate.

  Non si può non iniziare con Brenna beach, la spiaggia fluviale dei senesi, un tempo; la quale, negli ultimissimi anni, ha subito una autentica trasformazione antropologica: lontani i tempi in cui gli unici stranieri erano i tedeschi (e le tedesche) alternativi o gli inglesi, più o meno radical chic, oggi il lido brennato è diventato (provare per credere!) un autentico melting pot della recente (ormai non più recentissima) immigrazione: gente dell'Est, balcanici e non, che si contendono i posti per il pic nic domenicale con la tribù andina, anch'essa molto ben rappresentata.
Trait d'union con il passato, l'assoluta economicità: del luogo unico posto nel Senese (temo di non sbagliarmi) in cui non c'è da pagare niente, neanche per parcheggiare. Incredibile a dirsi (speriamo di non avere fatto venire un'idea a qualche rapace amministratore della zona, che così ci zeppa subito il parchimetro).
 La domenica, ormai, c'è la corsa selvaggia, un po' fantozziana, all'accaparramento dei due tavolini ombrosi in zona parcheggio; arrivato alle 10,13 la scorsa domenica, l'eretico ha notato che erano entrambi già occupati!
 In uno, tutto era già ben apparecchiato, con tanto di olio già pronto all'uopo sulla tavola, e il pater familias, dalla pancia ben dilatata, che si industriava per preparare il braciere. A lato - tipico elemento dei popoli dell'Est - una scacchiera.
 Negli altri tavoli, già ben esposti al sole cocente dell'altro ieri, tre loschi figuri (romeni, a primo orecchio) si sgolavano le prime birre della giornata (che non promettevano certo di essere le ultime).
L'aria, nel dì di festa a Brenna, si fa dunque ben presto intrisa di carne e verdure, con il braciere che spande i suoi effluvi - quando in favore di vento - fino ai bagnanti che si trovano dall'altra parte del passaggio sul fiume (si dice "il" Merse o "la" Merse? La segnaletica è del tutto contrastante, se ci fate caso).

 Pochi, molto pochi gli autoctoni, nel senso di italiani; ancora meno - a prima vista, ovviamente - i senesi. Buon segno o meno, questo?
"Eh, ma a Brenna beach non si può nuotare bene!", dicono alcuni; che magari, a Follonica, si mettono la ciambella...

 Questo luogo, negli anni 70, era un posto cult, per la sinistra di allora: quanta acqua (di fiume e non ) è passata sotto i ponti, da allora.
 La crisi riporterà gente in loco? Probabilmente in parte sì, ma i risparmi familiari tengono, più ancora dei tafani e dei pollini per gli allergici, lontano il grande pubblico locale.
Abituati alle vacche grasse da welfare montepaschino, molti forse si vergognano di passare una domenica come 30 o 40 anni fa. Come sopra: buon segno, questo, o meno?

 I nuovi italiani, invece, andini o balcanici che siano, non si fanno di queste fisime, giustamente fregandosene: al netto di qualche cartaccia a giro e della musica turbofolk che esce dalle macchine durante le abbondanti libagioni, chi può dar loro torto?
Si divertono e stanno bene come gli italiani si divertivano e stavano bene ai tempi del boom economico, assaporando il loro primo benessere.
 Questi nuovi italiani, non sono intelligenti e scafati come molti di noi, che si accollano le rate anche per fare le vacanze sotto l'ombrellone...

Ps Se qualcuno ha dei luoghi da suggerire per questa nuova rubrica, è ovviamente molto ben accetta qualsiasi segnalazione al riguardo.

lunedì 17 giugno 2013

Giunta Valentini: Pinciani vicesindaco?

   Rodolfo Valentini avrà tanti pensieri, in questi giorni; tra una corsetta in bicicletta ed un'inaugurazione (ieri quella del Vespa club Siena, alla Lizza), tra un briefing ed una partita della Mens sana, le ore volano, e c'è da comporre questa benedetta-maledetta Giunta.
Fra gli altri, c'è il nodo, particolarmente scottante, del vicesindaco.

 Tutti lo danno come favorito nella corsa alla prestigiosa carica, come pegno da pagare, da parte di Rodolfo Valentini, all'alleanza con Alberto Monaci. Ma chi è l'avvocato Alessandro Pinciani, oltre ad essere il figlio di Anna Gioia, cioè della compagna di vita proprio dell'inossidabile Albertone?
Bene cercare di saperne qualcosina di più, per il semplice motivo che il grande pubblico sic et simpliciter NON LO CONOSCE AFFATTO.
 Stamattina l'eretico ha provato a fare due domande in giro, fra i suoi soliti giri: barri, giornalaio, barbiere, alimentari e via dicendo. Ce ne fosse stato mezzo che l'avesse contestualizzato come vicepresidente della Provincia (vice di Quello della Provincia...).
 Il curriculum vitae è di quelli meticolosi, che annotano e registrano tutto, ed anche di più.
Nato il 29 ottobre 1974, si laurea (senza il massimo dei voti) in Giurisprudenza nel 2002, con una tesi sulla "tutela del voto elettronico"; dopodichè, inizia a fare il praticante a Firenze, nello studio dell'avvocato Alberto Bianchi. Nel marzo 2009, si abilita alla professione (non specifica dove). L'avvocato, però, non l'ha mai fatto: già con i calzoncini corti, inizia ad ingolfare i Cda (partendo dall'Università, poi Consiglio regionale ed altri ancora).
 Inizia nel 2006 la sua carriera di eterno vice: don Fabio Ceccherini se lo prende alla Provincia come suo vice; il Bezzini prosegue in piena coerenza con il pregresso: nel 2009, il Pinciani si riritrova vicepresidente della Provincia, con l'assessorato ai lavori pubblici e competenze varie (anche alla Protezione civile, fra le altre cose). Se non ci sfugge qualcosa, non c'è un solo incarico che sia stato ricoperto dopo un'elezione.
Mentre in Comune, un anno fa, si infiammava la resa dei conti fra ceccuzziani e monaciani, lui se ne stava, zitto e buono, in Provincia, accanto all'innocuo Bezzini. Poi fa nascere il sedicente gruppo di Confronti, con il quale combatte la sua legittima battaglia politica contro Franchino il Ceccuzzi.
 Di Pinciani non si ricorda, con tutta la buona volontà, altro: ci credo che il popolino non lo conosce.

L'eretico, da par suo, si ricorda di avere assistito - sarà stato nel 2008 - ad una convention piddina, in zona Viale Toselli; ad un certo punto, si alzò il Pinciani ed iniziò a parlare, con un sermoncino tutto indirizzato all'esaltazione del merito e della capacità individuale nella società.
I presenti - tutti piddini Docg, a parte ovviamente lo scrivente - rimasero basiti: c'era chi dava di gomito, chi ridacchiava, chi cercava di trattenersi.  Si risparmieranno i nomi ed i commenti specifici di chi era abbastanza vicino alle eretical orecchie da essere agevolmente ascoltato.
L'eretico crede che Rodolfo Valentini abbia già perduto molta, moltissima della sua potenziale credibilità di rinnovatore. Con questa mossa, annichilirebbe anche la residuale.

Ps Domani sera (ore 21,00, presso Auditorium della Confesercenti), stimolante conferenza dell'economista Warren Mosler, insieme al giornalista P. Barnard.
L'eretico, domani impegnato altrove, spera di farcela ad esserci: la discussione non può che essere di cogente attualità.

domenica 16 giugno 2013

La domenica del villaggio: l'abilità di Hitler, un finale perfetto di Cesare Pavese...


   Dopo la inevitabile sosta elettorale, torna la rubrica domenicale del blog: tante (troppe) cose sono rimaste inevase, ma cercheremo, piano piano, di smaltirle. Date di scadenza, in effetti, per questo tipo di rubrica non ci sono...

 Il Sole 24 ore di domenica 26 maggio, nell'inserto culturale, presentava la recensione, scritta dallo storico David Bidussa, di un libro che ancora l'eretico non ha letto, ma che non si può non segnalare: "Perchè i tedeschi, perchè gli ebrei? Uguaglianza, invidia e odio razziale. 1800-1933", dello storico (ebreo) Gotz Aly (pagine 300, 32 euro, Einaudi Torino).
Storico stimolante, Aly: non a caso capace, in passato, di avere parole di ammirazione per il Welfare nazista (non certo per il nazismo in quanto tale: per la capacità del III Reich di risolvere il dramma della disoccupazione, garantendo al contempo agli operai benefit a loro sconosciuti fino all'avvento al potere del Fuhrer).
La tesi di fondo dello storico - dice Bidussa - è che Hitler e Goebbels ebbero successo (prima di andare al potere) "facendo leva sugli istinti culturali profondi dei tedeschi". Bidussa conclude la sua recensione ricordando un comizio hitleriano del 1930 (ben prima di andare al potere, dunque): si era in pienissima crisi economica post Wall street crash, per assistere all'evento si pagava 1 marco (un biglietto del cinema costava 30 centesimi). C'erano 12mila posti a sedere da riempire:
 "non uno rimase vuoto in ciascuna delle tre serate".
 Ma la disamina di Gotz Aly raggiunge il suo acmè nello scandaglio della psicologia tedesca dei primi anni Trenta ("Chi desideri conoscere il passato non può fare altro che immaginare le condizioni in cui si trovava ad agire chi viveva all'epoca ed i costumi mentali in quell'orizzonte temporale", dice Aly nell'incipit del suo libro):

"è l'invidia, secondo Gotz Aly, a costituire il vero motore del processo che porta allo sterminio (pp. 231-232). Un motore potente che vince solo realizzando il suo obiettivo: distruggere la felicità altrui, impossessandosi della vita degli altri".

 Gli ebrei tedeschi avevano avuto, a partire soprattutto dall'emancipazione post-napoleonica, più successo degli altri; di più: l'avevano avuto CONTRO gli altri (secondo la propaganda nazista), bloccando l'ascensore sociale dei non ebrei.
 Mischiate il tutto con la plurisecolare tradizione antisemita ed antigiudaica - soprattutto, ma non solo, cattolica -, ed il terribile miscuglio di odio culturale, religioso, sociale e appunto psicologico è servito. Con i risultati che la Storia ci ha consegnato.

 Si parla spesso dei problemi dei giovani, dei preadolescenti, e del dramma dei loro genitori che non sanno più come porsi verso di loro, scomparso l'approccio duro, potremmo dire gaullista.
Come spesso i grandi poeti sanno fare, Cesare Pavese, nell'ormai lontanissimo 1935, aveva già visto (e pre-visto?) tutto. Con poche, piane, parole, nella poesia "Ulisse" riesce in modo davvero incisivo a dipingere la complessità del rapporto fra un padre ("un vecchio deluso, perchè ha fatto suo figlio troppo tardi": chissà a che età, se pensiamo ai parametri dell'oggi...) ed il figlio preadolescente. La tortuosità del rapporto è resa con grande verità umana.

Riportiamo solo gli ultimi 9 versi (dalla raccolta di poesie "Lavorare stanca", pubblicata la prima volta da Solaria nel 1936):

"Il ragazzo che torna tra poco, non prende più schiaffi.
Il ragazzo comincia ad essere giovane e scopre
ogni giorno qualcosa e non parla con nessuno.
Non c'è nulla per strada che non possa sapersi
stando a questa finestra. Ma il ragazzo cammina
tutto il giorno per strada. Non cerca ancor donne
e non gioca più in terra. Ogni volta ritorna.
Il ragazzo ha un suo modo di uscire di casa
che, chi resta, s'accorge di non poterci fare più nulla".

Tutto bello: gli ultimi due versi, semplicemente straordinari. Da applausi, a scena aperta.


Ps A proposito di rubriche che ritornano dopo le fatiche elettorali, mercoledì ritorna anche il "mercoledì scolastico", con una puntata dedicata alla difficoltà del bocciare.  

sabato 15 giugno 2013

Alle Scotte si risparmia o si sciala?


   Tagli di posti letto, iperrazionalizzazione di materiale di base, problemi sugli straordinari da pagare: chiunque frequenti l'ospedale senese conosce queste problematiche, a meno che non voglia fare finta di non vedere ciò che ha davanti agli occhi, giorno dopo giorno.
 Proprio in una fase congiunturale di tagli e di razionalizzazioni, però, a macchia di leopardo vengono fuori storie come questa: di certo non l'unica, altrettanto sicuramente la più incredibile che sia arrivata alle eretical orecchie negli ultimi tempi, per quanto concerne l'ospedale senese.

   L'importante centro di nefrologia e dialisi è un fiore all'occhiello delle Scotte, secondo alcuni (di certo secondo il primario Guido Garosi, che lo dirige). Questo blog non ha nessunissima intenzione di contraddire questa tesi. Chapeau, anzi.
 Resta il fatto che, da alcuni anni, si diceva che il suddetto centro aveva bisogno di un maquillage, di una sana ristrutturazione: ed anche su questa necessità, l'eretico non ha nulla da eccepire.
Quale sarebbe, allora, il problema? Eccolo qua: a fronte di una spesa di ristrutturazione prevista intorno ai 700mila euro (prima ipotesi, portata avanti per molto tempo), alle Scotte, a fine 2010, improvvisamente si è preferito sterzare, e di brutto. Niente sana ristrutturazione dell'esistente: diamoci all'opera faraonica! Ecco che dai circa 700mila euroni previsti, il costo è schizzato a circa 7 milioni di euro: così è, se vi pare.
 Lotto 3, settimo piano: questo è il nuovo ponte sullo stretto di Messina in salsa senesota.
 Gara d'appalto, gestita dall'Estav sud est, vinta dal tandem Gambro-Fresenius (cordata clinica: fornitura materiale specifico per i dializzati) e dalla ditta di costruzioni Febo Picciolini, per un totale di 6.953.764,20 euroni.
Determina 241 del 17 maggio 2012:
 "Progettazione ed esecuzione dei lavori di realizzazione reparto UOC (Unità operativa complessa, Ndr) nefrologia, dialisi e trapianti dell'Azienda ospedaliera e contestuale fornitura attrezzature sanitarie, apparecchiature elettromedicali, arredi e materiali consumabili per 5 anni".
 Tra parentesi, quando si arrivò alla gara d'appalto, partecipò anche un tandem (Cooperativa Montemaggio più Bellco Srl) che offriva, ovviamente per gli stessi lavori, circa 1 milione e centomila euro in meno: tutto bocciato, per il punteggio qualitativo (vale a dire, discrezionale).

 Chiusa parentesi, la domandina finale: tutto ciò che l'eretico ha scritto in questo pezzo, può essere agevolmente contrastato, da chi ha pensato e posto in essere questa opera faraonica in tempi gramissimi. Basta dimostrare, in modo chiaro e netto, che l'ipotesi di una sana ristrutturazione dell'esistente NON aveva alcun senso compiuto. Che non si poteva che affidarsi alla grande opera. Che altrimenti i poveri dializzati senesi sarebbero stati costretti ad andare altrove.
 A quel punto, si chiede venia e tanto di cappello. Altrimenti ogni peggior pensiero potrebbe essere avallato...

Ps Ciliegina finale: per tutto il mese di maggio, i lavori alla faraonica opera sono stati fermi. I lavori sono iniziati un anno fa, e dovrebbero terminare entro il 2013. Problemi di pagamento, o che altro?

giovedì 13 giugno 2013

Blog e politica: l'importanza di essere attaccati

  

   Le elezioni che hanno consegnato le chiavi della città a Rodolfo Valentini (e a Franchino il Ceccuzzi ed Alberto Monaci, per citare due volti nuovi della politica senesota) sono state stimolanti anche perchè - più che nel 2011- hanno aperto un dibattito sul ruolo dei blog in città.
 In primo luogo, c'è chi dovrebbe riflettere: con tutti i difetti, ormai è riconosciuto che il dibattito cittadino è fatto in larga prevalenza su questi organi di informazione, piuttosto che altrove. I giornalisti foresti seguono i blog, più che altri: e - credetemi - non perchè siamo più simpatici, anzi. Perchè ci trovano qualche informazione (e polemica) in più.
 Abbiamo quasi il rimpianto del buon vecchio Stefanino Bisi che creava diatribe, attaccava i personaggi scomodi: in questa campagna elettorale, ha piuttosto assunto un tono compassato, british. Irriconoscibile. Come dicono i sostenitori di Marino a Roma (esistono anche piddini perbene, e la vittoria romana lo dimostra), "Daje, daje". Rivogliamo il Bisi di un tempo, ed al più presto!

 Ma veniamo a questo blog: con grande onore e gratificazione personale, ancora una volta questo organo di libera informazione è stato attaccato da quasi tutti gli schieramenti politici.
 Nella fase della campagna elettorale, ci sono ovviamente i piddini ed ai valentiniani (rimasti male perchè questo blog ha fatto emergere due candidature da evitare, Giovanni Centini ed il badarighe moggiano Gennaro Mazzei), con Paolino Mazzini che, almeno, risponde alle critiche (vediamo se organizzerà l'incontro su Antonveneta...); tocca poi a Marchino Falorni ed ai suoi, i quali hanno fatto la bocca storta, perchè nessuno del gruppo è stato sponsorizzato dall'eretico (ed infatti è arrivato un intervento pesantuccio contro il blog, accusato di non avere valorizzato la coerenza d'opposizione di Marchino); quanto a 53100, dopo lo sputtanamento del simpatico Alessandro Corsini, lasciamo stare, per non infierire (ma la prestigiosa sede sociale in Banchi di sopra, che fine ha fatto?).

  Dopo il primo turno, apriti cielo: tucciani di riporto furenti con il blog per la scelta di turarsi il naso (ma almeno azionare il cervello), sostenendo - in modo che più critico non si può -, il buon Eugenio. Un affronto: se avessi fatto un pubblico elogio della pedofilia o avessi esaltato Bokassa, forse sarebbe stato meglio, per loro...
Meno male che i commenti restano: magari sarà stimolante andare a ripescarli, in futuro.
 Pensate che sia finita qua? Manco per idea! Si va a votare, e va a finire come va a finire: per un soffio, la scalcagnata alleanza di Neri non vince (e prevale con nettezza in tutto il centro storico, come abbondantemente sottolineato). Si scatena immantinente, fez in testa, il camerata Agostino Milani su Facebook, dando la colpa anche (se non soprattutto) ai bloggers, per la sconfitta del cardiochirurgo con cui era legittimamente schierato:
"...molto ancora (la sconfitta è dovuta, Ndr) ai vari bloggers (santi, eretici o fratelli che siano) che con poco illuminata preveggenza hanno dapprima sparso merda sui compagni di strada di Eugenio e poi, al ballottaggio, hanno tentato di convincere i lettori a votare  Eugenio".
Eia eia alalà!

  Su questo blog, dunque, è piovuto un po' di tutto (le critiche più dure, tutte rigorosamente ANONIME, giusto per dire): buon segno, anzi ottimo.
 Se appunto non fossero anonime, ancora meglio sarebbe. Anticipo subito la critica: si critica l'anonimato, ma lo si difende per altri (gli Illuminati, per esempio). Il discrimine, ancora una volta, è questo: se nel loro blog gli Illuminati facessero, producessero solo coloriti commenti, sarebbero da attaccare; siccome si dà il caso che - oltre a commenti indubbiamente forti e duri - abbiano pubblicato paccate e paccate di documentazione ineccepibile, sull'Università ed altro, c'è una bella differenza rispetto a chi interviene scrivendo, SENZA DOCUMENTARE ASSOLUTAMENTE NIENTE DI NIENTE, e distribuisce patenti.
 Noi, lungi dal sentirci i depositari della Verità rivelata, portiamo a conoscenza dei lettori FATTI (lo ripeto, per i duri ed i disonesti d'intelletto: FATTI), con tutte le coloriture ed i condimenti del mondo. Altri, solo OPINIONI, le loro. Niente altro che quelle. La distinzione pare chiara, no?

 Il problema, infine, è essenzialmente uno: chi controlla i media (oggi molto meno di ieri), sta nel suo, perchè parte con tre o quattro colonnini di vantaggio, ad ogni elezione; chi non ha media da controllare, non avendo lodevolmente pubblicità da proporre o altro, scalpita, e vorrebbe che l'informazione libera e non asservita si schierasse, con facile automatismo, con il proprio gruppo, dato che effettivamente partono svantaggiati. Con ciò dimostrando, però, di avere la stessa, identica concezione della stampa dei loro (in qualche caso presunti) avversari; e facendo intuire che, una volta giunti al potere, non si discosterebbero forse troppo dagli attuali.
 Come ho detto tante volte al Santo, nei momenti di sconforto:
"Carissimo, questi non ci hanno proprio capito niente! Vogliono che noi siamo gli antiBisi? Benissimo: che ci facciano un'offerta, ben confezionata ed adeguatamente retribuita, dopodichè se ne parla".
L'eretico, il Santo, gli Illuminati dovrebbero stare sulle barricate del web per diventare i portavoce di qualcuno? Comoda, eh: se mai diventeremo pennivendoli di ventura, almeno pretendiamo i dindini. Ed anche parecchini...

Ps Da domani - prima della meritata vacanza - si riprende a fare giornalismo d'inchiesta: vale a dire ciò, per la mancanza del quale questa città si è trovata ad essere quella che è.
Senza quasi accorgersene.

martedì 11 giugno 2013

Il candidato ideale dell'opposizione


   Eccoci dunque arrivati al day after della politica senesota, che ha consegnato la città nelle mani del nuovo Sindaco Rodolfo Valentini, che aspettiamo con grande attenzione e curiosità al varco della composizione della Giunta (l'unico nome che pare certo è quello della Pallai - Confesercenti - al Turismo: benissimo la Sharon Stone piddina, ma non si parli di società civile, please).

 L'opposizione - come ieri già scritto - vive il suo senesotissimo paradosso: mai così vicina a vincere, mai così dilaniata ed incattivita al suo interno. Quante opposizioni ci sono, appunto? Per dare il senso del momento, non a caso ieri sono arrivati plurimi commenti al mio pezzo in cui si sottolinea che la compagine capeggiata da Eugenio Neri non rappresenterebbe neanche un'opposizione in quanto tale: come si vede, prima c'era sempre qualcuno che era più a sinistra di qualcun altro. Adesso, c'è sempre qualcuno che è più opposizione di qualcun altro. Questo - lo ripeto - per dare il senso del momento che viviamo. E non nascondiamoci che il rammarico da parte dei neriani verso gli astensionisti (soprattutto verso il fronte tucciano) è tale da non permettere una ricucitura: giusto o sbagliato che sia, è così. La cicatrice del 10 giugno forse non si risarcirà mai, anzi di sicuro; e l'opposizione locale continuerà a vivere di cupi rancori, fino alla prossima vittoria piddina.
 Ecco che l'unica soluzione sarebbe quella di trovare un candidato dal basso, davvero della società civile, davvero senza un passato ingombrante, davvero senza nessuno sponsor più o meno compromesso, davvero voglioso di provare a fare ciò che non è riuscito a questa opposizione dilaniata da faide, controfaide e faide carpiate.
Questo blog (ma credo proprio anche l'ottimo Santo, il battagliero Bastardo senza gloria, Raffaella Ruscitto del Cittadino on line ed altre voci ancora: fino a prova contraria, visto che l'eretico non li ha interpellati) potrebbero e dovrebbero fare da garanti, nonché da sponsor ( certo non compromessi, mi sia consentito di dire).

  Età, fra i 35 ed i 45 anni (consentito un minimo sforamento anagrafico); meglio donna (l'esempio di Laura Vigni dimostra che il candidato femmina riscuote un tocco di sincera simpatia trasversale in più); di buona cultura senza necessariamente essere un'intellettuale, e meglio se con una professione immune da rischi di ritorsioni; dotata di buona oratoria, pur senza essere una Pericle in gonnella. Assolutamente deideologizzata (il che non vuol dire certo non avere valori ed ideali, anzi!), cattolica senza essere baciapilesca.  
La road map prevede che, dopo averla individuata, si chieda pubblicamente alla miriade di gruppi, circoli dopolavoristici, conventicole e sette sufiste che compongono l'arcipelago dell'opposizione, chi voglia sostenerla: di chi non ci sta, ci si farà una ragione. Nessuno ci perderà il sonno, tranquilli.

 Operazione difficilissima? Non c'è dubbio; velleitaria ed a rischio flop simil 53100? Forse, forse. Dipende da quale candidato si trova,  da quando ci si inizia a lavorare e da chi lo vuole sostenere (se non si fa avanti nessuno, vuol dire si farà nascere la diciassettesima lista civica...).
 Ma l'elettorato senese - al ballottaggio più che al primo turno - ha dimostrato di volere cambiare, in un modo o nell'altro. E questa è l'unica via per bypassare i rancori (diciamo pure gli odi) che albergano fra gli oppositori, nonchè per presentare un candidato di cui nessuno osi mai scrivere:
"Sì, è brava, però dietro c'è pinco, c'è pallino ed anche, forse, il Mago Zurlì".
Deve essere un candidato di cui non si possa dire che annovera alcun ingombrante padrino.
Si chiede troppo? Ripeto: forse sì.
Uno spettacolo come quello cui stiamo assistendo fra i vari oppositori al Pd, però, non lo vogliamo più vedere. Mai più.

Ps Ovviamente non sono certo i commenti in calce, a dovere designare il candidato ideale, dandogli nome e cognome; ulteriori, eventuali, suggerimenti sul profilo e sulla road map, però, sono certamente graditi.

lunedì 10 giugno 2013

L'anatra zoppa Valentini vince, il Pd tira un sospirone di sollievo...


    Bruno Valentini, detto Rodolfo Valentini, è il nuovo Sindaco di Siena; margine risicato (meno di 1000 voti), percentuale del 52 contro il 48% dello sfidante. Astensionismo che ha battuto forte, con una percentuale di votanti che ha solo lambito il 55% (al primo turno, era andato a votare il 68%: disaffezione o piuttosto indicazione data dalle altre opposizioni? Diremmo entrambe un pochino, impossibile stabilire se più l'una o l'altra cosa).

 Rodolfo Valentini vince, dunque, ma non convince. Ma soprattutto si presenta come un'autentica "anatra zoppa", una lame duck che sarà assediata dalle falangi ceccuzziane e monaciane (declinazione Alberto): come i Presidenti statunitensi dopo avere perso le elezioni di medio termine, sempre Presidenti ma in minoranza nel Parlamento. Valentini è, di fatto, in minoranza all'interno del suo stesso Consiglio comunale. Se vi sembra poco. Franchino può staccare la spina come e quando preferisce.
 Primissimo banco di prova, la composizione della Giunta, attesa per i prossimi giorni. Non a caso, niente di niente è trapelato, fino al voto. Non a caso. Già da lì, si capirà quanto spazio di autonomia potrà ritagliarsi l'ex Sindaco di Monteriggioni.
Strada in salita, in salitissima: una pettata tipo Giuggiolo, potremmo dire. Stasera si goda legittimamente la vittoria (senza ipocrita sobrietà), perchè del doman non v'è certezza...

 Eugenio Neri. L'eretico l'ha incontrato a caldo negli studi di Siena Tv: era ovviamente stanco, ed altrettanto ovviamente incazzato. Una vittoria, che sembrava impossibile, si è invece rivelata molto più vicina di quanto si potesse pensare fino a ieri.
 Non si deve essere laureati con lode in Scienze politiche per capire che un'opposizione più coesa avrebbe portato ad un differente risultato finale: l'abbiamo scritto così tante volte, da farci venire a noia solo il pensare di riparlarne.
Il candidato sconfitto, da par suo, avrebbe dovuto essere più incisivo nel proporre la sua squadra prima del voto, con i nomi di buon livello che avrebbe potuto fare, a quanto sembra: ha fatto solo, fra i nomi, quello che invece si sarebbe potuto risparmiare di fare (Alessandro Piccini futuro vicesindaco).
 Però Eugenio Neri ha avuto l'indubbio merito di fare la voce grossa sul Monte dei Paschi, sulla linea Piave del 4%, adesso più che mai prossima a cadere, e sull'inadeguatezza, assoluta e comprovata, di Gabriellone Mancini in Fondazione.
 Lo aspettiamo (Eugenio, non Gabriellone!), con sincera fiducia, alla prova dell'opposizione. Difficile anche quella, visto appunto la lacerazione della stessa. Con il paradosso cui assistiamo: opposizione mai così vicina a vincere, opposizione forse mai così divisa al proprio interno. Un regalo al Pd, ovviamente.

 Questo voto, poi, ripropone un antico, ma mai così evidente, dualismo, quello tra voto intra-moenia ed extra moenia: nel centro storico, ha vinto Neri, in alcuni casi in modo anche netto. Sarà riduttivo - me ne rendo conto - ridurre tutto alla questione degli "omini degli orti", ma questo dato elettorale conferma in pieno la necessità della sottolineatura del fenomeno. Giustamente un amico piddino, tutto galvanizzato dallo scampato pericolo (hanno avuto almeno sincera paura di perdere, a questo giro...), diceva, in un capannello in Piazza del Campo, che aveva proprio ragione il Valentini:
"Bisogna allargare il perimetro comunale fino ad Asciano e poi verso nord, altrimenti la prossima volta si perde davvero!".

 Due sono stati i protagonisti fondamentali della vittoria del Valentini, oltre a quelli che tutti possono cogliere (cioè che il Pd, a Siena, può oramai fare qualunque disastro, dopo questa tornata elettorale: vince lo stesso, per la già richiamata Sindrome di Stoccolma):
1) la presenza di Maurizio Cenni nella coalizione neriana, mai abbastanza rimarcata. Pochissimi voti portati (quantificabili in un centinaio), a fronte di non sapremo mai quanti fatti perdere al solo evocarne il nome o le buffe e variopinte fattezze. Un suicidio politico che l'eretico non riesce ancora a spiegarsi. Appelliamoci ai posteri.
2) la Procura di Salerno, con l'avviso di garanzia a Franchino il Ceccuzzi dei mesi scorsi. Quante volte l'avevamo detto e scritto, ma come si fa a non ricordarlo oggi? Con Franchino candidato, trionfo assicurato. Degli altri, però.
 Ed ora, vai con altri 5 anni targati Pd: tanto il Duomo - come disse Mussàri Giuseppe al Corriere della sera - non ha le ruote, quindi non può essere portato via. Neanche il Pd senesota ce la può fare...

Ps Il Santo si interroga giustamente sul senso dell'andare avanti con il blog, visti i risultati politici; gli illuminati sono legittimamente durissimi, e lasciano intendere un prossimo disimpegno, anche a breve; il Gavinone, da par suo, continua a tacere.
 L'eretico ha da smaltire un pochino di materiale pregresso, poi di sicuro si prende una bella vacanza bloggheristica. Quanto al futuro: se si continua (non è certo il dottore ad obbligarci), comunque qualcosa dovrà giocoforza cambiare. Ne riparleremo, ma lo scoramento è davvero tanto. C'è forse qualcosa di cui gioire, stasera, politicamente parlando?   

sabato 8 giugno 2013

Turiamoci il naso, ma azioniamo il cervello!

 

  Non so quanti (compreso l'eretico) abbiano usato la montanelliana espressione di "turarsi il naso", indicando la necessità di votare, domani e lunedì, pro Eugenio Neri. Da questo blog, lo ripetiamo ancora, permettendoci di aggiungere: bisogna turarsi il naso, ma, al contempo, azionare il cervello!
Capire che Alfredino Monaci, Pierluigi Piccini e il paonazzo del Nicchio non possono (neanche volendo) fare gli stessi danni che Albertone Monaci e Franchino il Ceccuzzi possono fare di là, nei confronti del buon Bruno Rodolfo Valentini. E questo - lo ripetiamo per l'ennesima, ultima, volta - per un semplice (ma non banale) motivo di fondo: la presenza - alle spalle del trio lescano Valentini, Albertone, Franchino - di un Moloch che ha base a Roma, interconnessioni con i vertici Mps (oggi Profumo, ieri Mussàri). Tutto qui: se vi sembra poco.

  A livello personale, poi: Eugenio ha una professione (conquistata certo non a causa dell'appartenenza politica), e che professione; il buon Rodolfo Valentini viene invece dritto dritto da quel milieu che impasta politica, sindacato e banca: lo stesso che, Pd imperante, ha partorito tanti Sindaci, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
 "Eh, ma ci vuole l'esperienza del Valentini, in un momento come questo": ah sì? L'esperienza di chi ha ipercementificato il suo territorio, di chi non ha detto mezza parola sul Monte quando Mussàri ipnotizzava le folle degli amministratori piddini, di chi ha rotto con Ceccuzzi solo quando lo ha visto in difficoltà sempre più clamorose? Preferisco allora - e di gran lunga - l'inesperienza del cardiochirurgo Eugenio Neri, capace di affrontare carichi di impegni e di lavoro (nonchè di responsabilità) in un sol giorno, pari a quelli che un sindacalista dei bancari neanche in tre mesi, e di quelli impegnativi.
 Senza dimenticare una cosa che è l'ABC della Legge elettorale sui Sindaci: al primo turno, si vota chi ti piace davvero, la persona con cui ci si sente davvero garantiti; al secondo, se il preferito non ce la fa (e quelli votati dall'eretico non vincono mai, statene tranquilli), si vota il meno peggio. Turandosi il naso, appunto: ma anche azionando il cervello. Che dovrebbe dire di non premiare esattamente gli stessi che hanno deforestato la città: al limite, non essendoci concreta alternativa, parte dei deforestatori (ma senza il Moloch alle spalle), più qualche sana novità.
E ricordando anche che un voto amministrativo NON è un voto assimilabile a quello nazionale per il Parlamento: qui c'è da fare tagliare l'erba, rattoppare le buche dell'asfalto, cambiare l'orario del carico-scarico delle merci; garantire i servizi sociali ai cittadini, in buona sostanza. Anche perchè ormai la politica d'indirizzo della banca, dopo la cura piddina del noto banchiere Mussàri Giuseppe, non la fa certo la politica locale. Se poi uno sul comodino ha il "Che fare?" di Lenin o qualche scritto apologetico su Mussolini, relativamente a quanto sopra detto, ben poco importa (e sapeste quanti piddini senesoti hanno in casa cimeli mussoliniani...): l'importante è che questo faccia. Ma soprattutto: si può forse dire che il Pd senesota abbia fatto cose di sinistra, in questi anni?

 Due cose che farà l'eretico dal giorno dopo il voto, nel caso fosse favorevole ad Eugenio Neri:
1) cercare di neutralizzare la nefasta presenza cenniana all'interno della sua coalizione. Con il miserrimo risultato apportato dai cascami cenniani (99 voti), ce la potremmo anche fare, no? Forse con Alfredino - che i voti ce l'ha, eccome - non è possibile farlo; con il paonazzo del Nicchio è doveroso almeno provare!
2) nell'arco di una settimana, con il Pd per la prima volta sconfitto, si concretizzerebbe un voto da tempo in mente: l'eretico diventerebbe un homo piddinicus provetto.
 Primo passo, tessera della Cooppe, sempre sdegnosamente rifiutata, con sana obiezione di coscienza; se viene voglia di un bagnetto caldo (tanto ritorna il freddino), subito all'Antica Querciolaia; basta leggere Il Fatto: subitaneo abbonamento all'Unità di Claudio Sardo, giornalista più dalemiano di D'Alema; dulcis in fundo, iscrizione immediata al più vicino circolo Arci (per competenza territoriale, direi quello della Colonna San Marco): tessera dell'anno in corso.
Per l'ultima volta, dunque: turarsi il naso, ma azionare il cervello! 

giovedì 6 giugno 2013

Sindaconi piddini proValentini: il Moloch si mobilita!


   L'eretico vorrebbe d'altro scrivere, ma francamente, in quest'ultima settimana di campagna elettorale (bella o brutta che la si voglia definire), stanno accadendo cose davvero curiose, per quanto non certo inedite.
Prendete quest'ultima, per esempio: uno torna a casina dopo una giornata di scrutini a scuola, ed ecco che gli viene un mezzo coccolone, leggendo il comunicato dei Sindaconi piddini della Provincia che inneggiano al candidato piddino Rodolfo Bruno Valentini. Loro sono piddini, dovrebbero forse inneggiare al candidato antiPd? No di certo. Questo, ladies and gentlemen, è il Moloch piddino: dedicato agli schifiltosi che domenica andranno al mare (segnalo invece con piacere il contributo di Marco Pierini - pubblicato anche dal Santo - sulla necessità di andare alle urne).

  Nessun problema quindi per quanto concerne lo schieramento di piddini proPd. C'era però modo e modo di farlo, questo endorsement. Questo comunicatino ricalca quello che il Pd scrive da quando è nato, dimostrando che neppure il crollo del Sistema Siena è servito a qualcosa: neanche di fronte all'evidenza dei fatti, si riesce ad ammettere niente, ad accennare un minimo di autocritica. L'eretico queste cose le scrive da anni, ma continua a stupirsi di cotanta impudenza. Pensavo, speravo che dopo tutti questi casini, magari spuntasse un po' di autocritica. Forse è più facile che spunti un cedro del Libano in Piazza del Campo...
 Questi Sindaconi vogliono aprire, facendo votare Rodolfo Valentini, una "nuova stagione di innovazione e cambiamento che riguardi l'efficienza della pubblica amministrazione": ergo, prendono per il c..o; questi Sindaconi piddini sbandierano il "completamento della Siena-Grosseto e l'ammodernamento della Siena-Firenze": ergo, prendono per il c..o.
 Gran finale dei Sindaconi, tutti insieme in coro:
"chiediamo ai cittadini senesi di votarlo (il Valentini, Ndr) per assicurare a Siena ed al suo territorio un futuro di sviluppo, benessere, solidarietà e BUONE E TRASPARENTI AMMINISTRAZIONI".
 Qui, nel prendere per il c..o così sfacciatamente, oltraggiano l'intelligenza.
 Chiedo al Superavvocato De Mossi: ma un profilo penale, se uno oltraggia l'altrui intelligenza, si può riscontrare?

  Da notare che, fra questi grandi amministratori della Provincia senesota firmatari pro Rodolfo Valentini, manca il primo cittadino di Sinalunga. Chi ha orecchie per capire, avrà capito. Magari in seguito ne parliamo, vai...


Ps Domattina l'eretico è stato invitato dagli studenti del Liceo Galilei a discutere della situazione politica senese, nell'ambito dell'autogestione dell'istituto. Vado volentieri, e con grande curiosità. Anche di questo, riparleremo.

mercoledì 5 giugno 2013

Siena calcio messo malissimo; Paolino Mazzini anche...


    Si è svolto ieri sera un incontro, organizzato dai Vecchi Ultras della Robur calcio, sulla drammatica situazione della società calcistica senese. La sala dei mutilati era piena, e si è parlato di calcio e di politica. Binomio sempre più da tenere unito, seguendo la berlusconizzazione ormai irreversibile della società italiana.
 Per quanto riguarda il Siena calcio, di fronte ad un Presidente, Massimo Mezzaroma, che definire messo male è un eufemismo (basta parlare con qualche romano, per saperlo), e al cospetto di una banca che, Profumo imperante, ha deciso di sganciarsi in modo completo dal Siena (e da Siena), tutto sembra lasciare pensare al peggio. Spes ultima Dea, speranza ultima dea, dicevano i latini: non resta che affidarsi allo stellone, e prepararsi a leccarsi le ferite. La situazione attuale è il combinato disposto di una serie di mosse suicide, che partono dal king maker della scelta Mezzaroma, Mussàri Giuseppe, per proseguire giù per li rami.

  A parlare dello spinoso problema di fronte agli appassionati, erano stati invitati, da Pietro Poggi e dagli altri ultras, i due candidati Sindaci: Eugenio Neri c'era, Rodolfo Valentini no.
 Non contento della inopportuna assenza, ha mandato allo sbaraglio Paolino Mazzini, il quale è stato l'autentico protagonista della serata: in negativo, però. Non si vuole infierire su un amico di vecchia data, e tifoso della Robur da tempi non sospetti, ma la serie di inesattezze è stata davvero eccessiva. Visto che ha fatto buoni studi: amicus Plato, sed magis amica veritas.
 Tralasciamo la gaffe su Simone Pianigiani ("un senese che ha avuto successo fuori dalla sua città", ha detto: peccato che, ad Istanbul, non la pensino proprio tutti così...), su cui si può sorvolare con un sorriso; due cose, attinenti alla sue esperienza di politico locale nonchè presente in Fondazione, sono però realmente intollerabili.

 "I giornali li leggete, Profumo ce l'hanno mandato da Bankitalia", ha detto, almeno due volte: Paolino, ci fai o ci sei? Lo stesso Franchino il Ceccuzzi si vantò pubblicamente di avere avallato la scelta dell'ex patron di Unicredit, per non parlare della notoria vicinanza tra Profumo ed il Pd, nonchè dell'amicizia fra la moglie di Arrogance e Rosaria Bindi from Sinalunga. Boh.

 "Quando fu acquisita Antonveneta, il Pd ancora non c'era nemmeno, quindi...": Paolino, ci fai o ci sei? Il discorso programmatico del Pd lo tenne Uolter Veltroni al Lingotto, nel giugno 2007 (l'incauto acquisto è del novembre 2007!): era il discorso fondativo del nuovo partito. Al di là della data ufficiale, il Pd nacque allora, come qualunque esperto di politica benissimo sa. Riboh.

  Il buon Eugenio Neri ha dunque avuto buon gioco (sin troppo facile) a sovrastare il dirimpettaio, a tratti in modo imbarazzante.
 E del candidato Sindaco Eugenio Neri è venuto fuori un tratto inedito, per chi non lo conoscesse: l'irruenza. Condita da un bestemmione vecchia maniera che avrebbe fatto rizzare i capelli del neoapparentato Marchino Falorni, se fosse stato presente ("ti sei giocato i voti cattolici", ha detto a Neri, con fulminea reattività, Simone Bernini): lungi dall'elogio della bestemmia, almeno abbiamo la certezza che la coalizione antiValentini non odora troppo d'incenso, e che, oltre che dalle suorine, può essere votata anche da chi ha un approccio diverso - diciamo non letterale - con il Sacro.

 Domandona delle cento pistole, arrivati a fine serata: meglio un moccolone pretto (si sarebbe detto una volta), oppure sentirsi dire panzane, inascoltabili ed autoassolutorie, come quelle pronunciate da Paolino Mazzini? Alle urne l'arduo responso...

martedì 4 giugno 2013

Seggio 35: Totò, il compagno Roncucci e la leggiadra Oxana

 
  In attesa del ballottaggio di domenica e lunedì, come non ripercorrere la due giorni di fine maggio al seggio 35, il seggio ereticale (tanto quanto scrutatore, quanto come votante)?
Per cominciare, subito una chicchina: è il luogo ove ha votato (chissà per chi?) il candidato Sindaco Alessandro Corsini, protagonista del più clamoroso fra i flop elettorali della Siena repubblicana. Lui, almeno, ci ha messo il faccione simpatico, a differenza di chi l'ha mandato avanti. A votare, è venuto da solo, senza l'avvocato mussariano Fabio Pisillo. Dimostrando quindi indipendenza di giudizio e piena libertà d'azione...
 Oltre a lui, l'ex Consigliere comunale, avvocato Francesca Mugnaini (una di coloro a causa dei quali si è votato, in fin dei conti, avendo meritoriamente fatto cadere Franchino il Ceccuzzi: poteva mancare all'appuntamento proprio lei?).

  Ma va da sé che è arrivato il momento di scrivere dei tre autentici mattatori del seggio. Due l'eretico li ha già presentati al grande pubblico del blog dopo le elezioni politiche del febbraio scorso, il terzo è una new entry del blog.
Si parte con il Presidentissimo di seggio Michele Commare, socialista di antica militanza e di mostruosa esperienza pregressa in tutti i seggi dell'orbe senese. Mese dopo mese, sempre più somigliante (ahilui!) al boss dei boss di Cosa nostra, Salvatore Riina detto Totò. Titolo di merito, fra gli altri (di Commare, non di Riina)? Sabato pomeriggio, ha promosso sul campo lo scrivente a vicepresidente di seggio. Forse la massima onorificenza ricevuta in vita mia...

 Il secondo è anch'egli un personaggio ben noto in città: Massimo Roncucci, il Deus ex machina del trasporto pubblico senese, croce e delizia (più croce che delizia) dei pendolari cittadini. Comunista di strettissima osservanza, formatosi alle Frattocchie, si contraddistingue per un'altra curiosa somiglianza, certo meno cruenta di quella del Presidentessimo Commare: Massimo Boldi. Al seggio, lui è rappresentante di lista (indovinate di quale partito?), e con lui c'è, in qualità invece di scrutatore, il figlio Lorenzo, minucciano duro e puro (il compagno Roncucci senior, con scorza belingueriana - leggasi Enrico - dice di riprendere il figlio per questa difesa aprioristica del dominus montepaschino: sarà vero?).

 Il terzo personaggio è invece una new entry: la leggiadra Oxana Vorobieva, da San Pietroburgo. La volta precedente, a rappresentare le istanze di Alfredo Monaci, c'era Luca Guideri: decisamente un passo avanti notevole, a questo giro.  Uno si potrebbe aspettare che Oxana facesse la rappresentante di lista di Rifondazione comunista, ovvero, per sano rigetto del socialismo reale, dei Fratelli di Siena, la lista più destrorsa. Ed invece Oxana stupisce tutti, presentandosi come rappresentante della lista Nero su bianco, egemonizzata dall'ineffabile Alfredo Monaci. Il "democristian touch" monaciano, evidentemente, non conosce confini...

 Si chiudono i seggi, alle 15 di lunedì, e ci si mette a lavorare. Dopo uno spoglio che procede senza grossi intoppi (la doppia preferenza di genere non viene molto usata, per esempio), ecco che verso le 17 arriva il momento di appannamento che periodicamente crea intoppi, in tutti i seggi. La trojka dei più esperti (Totò Commare, il compagno Roncucci e, purtroppo, anche l'eretico) è ferma, bloccata, smarrita: c'è qualcosa che non va per il verso giusto. Dove sarà mai l'errore, l'inghippo, porca...miseria? I conti non tornano.
Ecco allora farsi avanti la leggiadra Oxana Vorobieva, che in quattro balletti capisce ciò che non sta funzionando bene: ci sono le maledette schede del maledetto (per gli scrutatori) voto disgiunto che sono state mal contate. Grazie all'intervento provvidenziale della bella Oxana, si riprende dunque a marciare piuttosto spediti, per poi uscire, espletate le ultime formalità, poco dopo le 20,30.

  Totò Commare carica le schede nel portabagagli, e si avvia verso il Comune, per terminare il suo defatigante lavoro di Presidente.
 Il compagno Roncucci, da par suo, si dilegua, magari per un summit con il gotha del partitone, dilaniato come mai prima, ma pur sempre primo partito, per la già teorizzata Sindrome di Stoccolma in salsa senesota.
 Oxana saluta gli astanti, dicendo di essere attesa per cena. Se si esce ad un'ora decente, buona parte del merito è suo. Era anche candidata, nella lista di Alfredo Monaci, ma solo 18 persone l'hanno votata.  L'avessero vista al lavoro al seggio 35, sarebbe entrata in Consiglio comunale...

Ps  Una nota di merito per un'altra rappresentante di lista (ebbene sì, della 53100!): si chiama Emilia, è la figlia della candidata Lucia Batoni. Poco più che maggiorenne, credo fosse alla primissima esperienza in un seggio, fra vecchi marpioni e gente sull'orlo di una crisi di nervi. Piano piano, si è scrollata l'imbarazzo di dosso, ed ha iniziato a lavorare. Ha visto la democrazia in divenire.
 La sua disponibilità e tenerezza fanno ben sperare per il futuro. Spero che la sua esperienza in quella gabbia di matti le sia servita, almeno un po'.
 Puntiamo di più sui giovani, dunque: peggio di noi, non potranno certo essere! 

lunedì 3 giugno 2013

Tucci versus Falorni (ed il Pd gode)

 
   Domenica dunque si rivota; ieri è scaduto il tempo per gli apparentamenti: nessuno per Bruno (Rodolfo) Valentini, neanche i volenterosi marzucchiani come si sarebbe potuto prevedere (ed i 414 voti pisilliani, dove li mettiamo?). Eugenio Neri, invece, ha incassato sabato l'apparentamento con Impegno per Siena del candidato Sindaco Marco Falorni (diciamolo subito, a scanso di equivoci: con Falorni, fra gli altri, c'è Pierluigi Piccini, per chi non lo sapesse). L'apparentamento era nelle cose, diciamo probabile; appena arrivata la notizia, sono arrivate le polemiche, da parte dell'altra lista civica, quella che aveva Enrico Tucci come candidato a Sindaco. Tuoni e fulmini, come già molti avranno letto o sentito. Con tutto il corollario (sul Cittadino on line) di schermaglie fra opinionisti dotati di nome d'arte: gustosissime da leggere, da una parte; da mettersi le mani nei capelli, sotto altri punti di vista (nel senso ovviamente del divide et impera che farà gioire i dirigenti piddini).

  Con il gruppo che si è formato intorno ad Enrico Tucci, l'eretico ha notoriamente un buonissimo rapporto, coronato da incontri pubblici di vario genere, cene e financo gradite bicchierate; il buon 6,58%, con 1.704 voti, delle elezioni (come Marzucchi e Corsini messi insieme; non lontani dai voti grillini) è un capitale umano che non va assolutamente disperso, per nessuna ragione.
E fra amici (laici), le cose bisogna cercare di dirsele: l'uscita di Enrico Tucci, sabato scorso, contro la notizia dell'apparentamento Falorni-Neri, è stata improvvida e, in buona sostanza, sbagliata. Opinabile ma rispettabile l'idea di non votare nessuno dei due al ballottaggio, in quanto entrambi legati al Sistema Siena; ma non si poteva semplicemente stare zitti, tacere, sulla scelta falorniana? Questo in sintesi è il senso del rimbrotto che l'eretico si sente di dare al buon Enrico. Sapendo che in questi movimenti c'è sempre stata - e deve continuare ad esserci - dialettica autentica. Facciamo un esempio pratico? Una parte dei sostenitori di Tucci sono del gruppo Fare per fermare il declino, sezione senese: la storia della falsa laurea di Giannino, chi l'ha tirata fuori, poco prima delle elezioni? L'economista Zingales, cioè proprio uno dei principali collaboratori di Giannino!

 Il problema fondamentale è come schierarsi domenica, come è ovvio. Tucci sostiene che i due schieramenti (Neri-Valentini) del tutto pari sono; tesi condivisibile? Ha ragione da vendere, allorquando sostiene che in entrambi vi sono figure di rilievo datate Sistema Siena, e in questo blog l'abbiamo scritto non so quante volte. Dirò di più: Maurizio Cenni - non fosse altro che per i 10 anni consecutivi di Sindaco - ha fatto oggettivamente più danni politici di un Franchino il Ceccuzzi (ma senza l'uno, non ci sarebbe stato l'altro).
 Ed è appunto qui che va colto il contesto ed il senso di questo voto di ballottaggio: nessun simpatizzante di questo blog ha in grande simpatia Alfredino Monaci o il paonazzo del Nicchio, con tutto il codazzo di ex piddini-cgiellini (non credo ci sia bisogno di rimarcare il perchè). Tutti noi (con Enrico Tucci) avremmo preferito un ballottaggio con un diverso competitor.
 Ma è di palmare evidenza che la Siena politica ha generato i Monaci (senior et iunior), Franchino il Ceccuzzi, Maurizio Cenni, Quello della Provincia, Gabriello Mancini (volete il Piccini? Anche lui, toh!), perchè alle loro spalle c'era il Moloch, onnipotente, del partitone: Pci-Pds-Ds-Pd. Senza gli appoggi - combinati e complementari - romani e dei volenterosi salsicciai della Fortezza Medicea, degli omini degli orti e degli intellettuali servi, il Sistema sarebbe collassato molto prima. Magari senza combinare i danni combinati. Ora il Moloch, falsamente rinnovato, è con Bruno Valentini.
Non è forse l'ora di augurarsi l'alternanza: se non con tutte le persone (come pure si sarebbe voluto!), almeno rispetto al partitone (incluse tante non belle persone, peraltro)? Pronti ovviamente a criticare Eugenio Neri un momento dopo la vittoria: a Giunta appena formata, per esempio.

  Di più, concludendo: l'apparentamento falorniano avviene effettivamente alla luce del sole, e questo, a Siena, è già cosa da non poco. Ma c'è di più: Legge elettorale alla mano, in caso di vittoria Eugenio Neri dovrà spartire la torta dei consiglieri con Impegno per Siena di Falorni. Il che vuol dire, con tutta evidenza, molto meno spazio per i tanti cascami del vecchio che allignano nella multiforme e variegata compagine neriana.

  Ps Stimolanti le domande poste dal Movimento 5 stelle ai due candidati ( quesiti presenti sul loro sito e non solo). Chissà se i due candidati troveranno il tempo per rispondere, o faranno finta di niente...

domenica 2 giugno 2013

L'ultimo acuto di Roberto Ricci

 
  Partiamo dalla fine, dagli ultimissimi giorni: Roberto Ricci domenica scorsa, a meno di una settimana dalla precoce morte, è andato a votare. Io ero al seggio accanto; uscito, un comune amico mi ha avvertito: sia del fatto che era venuto, sia della gravissima malattia, che gli era stata diagnosticata  a fine marzo. Ormai debolissimo, trasfigurato dal dolore, Robertino ha voluto comunque compiere il suo diritto-dovere. Per pochi attimi, non l'ho visto: "meglio così, dammi retta", mi dice l'amico. Non lo so, ma è andata così.

  Andiamo invece indietro di tanti anni, come accade quando se ne va una persona conosciuta; alla fine di quegli sgarrupati anni Settanta, italiani e senesi, in cui Roberto si era ovviamente formato (nato nel 1961, aveva l'età giusta per farlo): insieme ad altri, è uno dei fondatori dei "clebbini", quei luoghi in cui la  prima generazione post 68 sperimentava la nuova libertà. In un'epoca in cui ancora le ragazze uscivano il sabato vestite da educande, per poi, allontanatesi dai genitori, cambiarsi e mettersi le scarpe taccate e le gonne corte. Chi ha oggi una cinquantina d'anni, non può avere dimenticato quei momenti, quelle pulsioni, quella rottura con l'ingessatura precedente.
Bambino, lo scrivente nel 1979 conosce Roberto: conosce per come un decenne può dire di conoscere un diciottenne della Siena di allora, a dirla tutta...
 L'esperienza è quella del coro "Intonati e stonati", creato dal professor Vittorio Sforzi, un milanese con un'incredibile e contagiosa fede nel valore del canto (non necessariamente bello), anche visto in prospettiva di recupero sociale. Da quel coro e da quell'esperienza, Robertino prende consapevolezza delle proprie qualità canore: lui è uno dei "blu", cioè dei "grandi", fra le voci maschili. Il coro è collettività e condivisione, ma c'è spazio anche per i solisti: fra i pochi eletti - manco a dirsi - lui. Primavera 1979: decine di ragazzi e bambini senesi vanno a Lussemburgo, al Parlamento europeo, a cantare. Il trionfo del professor Sforzi.  Durante la trasferta (in treno!) e la permanenza, succede qualcosa; un qualcosa che noi bambini non capivamo con nettezza, e che quindi ci affascinava e ci turbava al tempo stesso: Roberto c'era di mezzo, e da lì i rapporti con il suo mèntore Vittorio Sforzi si guastano. Roberto esce dal coro (se non ricordo male, ci fu anche una mezza espulsione); resta il fatto, però, che a distanza di tanti anni, se a Siena c'è una persona che ha contribuito a fare cantare (bene o male, poco importa) decine, centinaia di persone, quella è Robertino Ricci. Non so se lui ci abbia mai pensato, ma il successore del professor Sforzi è proprio lui: bambini e donne delle Contrade, goliardi di plurime generazioni, tifosi del Siena e altro ancora. Li ha fatti cantare tutti, Roberto. Come aveva fatto il suo scopritore Vittorio Sforzi.

 Un ricordo personale: durante non so quale partita del Costone basket (il padre Aldo ne è stato per anni Presidente), ci fu un certo sommovimento (bell'eufemismo, eh?) fra tifosi delle due parti (non masse oceaniche: diciamo dieci e dieci, a memoria).
Da buon pacifista quale Roberto era, si dimostrò grande pacificatore: si mise davanti ai ragazzini costoniani, poco distanti, ed iniziò subito a farli cantare: la cosa - incredibile a dirsi - sbollì. I bollenti spiriti frenati dal canto? Boh; in quel caso, comunque, successe.

   Chissà se - credendoci magari di più - avrebbe potuto sfondare fuori dalle mura. Chi l'ha fatto (la Nannini), l'ha capito subito: via da Siena, e professionalmente mai più metterci piede, manco un concerto. Roberto probabilmente non aveva le sue qualità canore; di certo, non se la sentì, dopo qualche tentativo promettente. Saudade delle lastre, degli amici e della Contrada, o altro ancora?

 Ricordiamolo dunque come merita, con le sue debolezze e fragilità e con i suoi indubbi pregi: un artista, coinvolgente e passionale, del canto. Capace di passare allegramente dai Police agli stornelli senesi. Pronto a coinvolgere gente di ogni età.
Una persona che non ha avuto forse il successo che avrebbe meritato, ma che ha reso tante serate senesi più degne di essere vissute. Già questo, non sembri poco.
Nel Paradiso dei musicisti, c'è Vittorio Sforzi che ti aspetta: ti dà un nocchino, e poi giù, a cantare "Fiocca la neve" insieme...